Barcellona-Inter, prova di carattere: Conte riscrive il DNA di questa squadra
Barcellona-Inter di ieri è stata una partita che deve segnare un punto di partenza per l’Inter di Conte. I nerazzurri hanno saputo imporre il loro gioco al Camp Nou per lunghi tratti della gara: una dimostrazione di carattere e di orgoglio delineata a immagine e somiglianza del suo allenatore.
UNA PRESTAZIONE DI CARATTERE – “Io da loro voglio orgoglio per la squadra di Milano”. E il primo sentimento provato al fischio finale di Damir Skomina è proprio questo, magistralmente cantato da Graziano Romani nell’inno ufficiale. Mai avevo visto l’Inter giocare in questo modo al Camp Nou contro il Barcellona nei quattro precedenti a me contemporanei: ogni volta si finiva per esser presi a pallonate (8 gol subiti e nessuno fatto, nei 4 precedenti dal 2003 a oggi). Ogni volta l’obiettivo dichiarato era “primo: non prenderle”, e quindi la gara veniva approcciata su un arrocco difensivo; un paradosso, visto che la completa sterilità offensiva incentivava gli avversari ad attaccare con ancor più veemenza. Ieri invece no, la sensazione è stata chiara sin da subito; gli uomini di Antonio Conte sembravano liberi mentalmente, di quella libertà che porta ad affrontare gli ostacoli con determinazione e concentrazione, perfettamente consci del proprio potenziale.
LE CHIAVI DEL GIOCO IN MANO – Il gol di Lautaro Martinez dopo appena 2 minuti di gioco non ha solo infranto un tabù (vedi articolo). Ha dato un terribile picconata alla tradizionale ubris del Barcellona, ed è stata un ancor più chiara dichiarazione d’intenti: l’Inter è venuta qui a giocarsela. E questa dichiarazione non era solo figlia della situazione in classifica, resa ancor più critica dalla vittoria del Borussia Dortmund a Praga. L’approccio feroce dell’Inter al Camp Nou è emanazione diretta del carattere di Conte. Carattere che il tecnico sta infondendo sempre più nelle corde dei suoi uomini, che per oltre un’ora di gioco hanno giocato alla pari – e meglio – degli uomini di Ernesto Valverde, basti vedere le ottime prestazioni di Stefano Sensi (classe 1995) e Nicolò Barella (classe 1997). E sono proprio quei 60 minuti di orgoglio, di carattere, di convinzione che danno una chiave di lettura estremamente positiva per il futuro di questa stagione: le vittorie forse non saranno immediate, ma non si partirà mai sconfitti prima del fischio d’inizio.