Editoriali

AIA è anche l’acronimo di Adesso Inzaghi Agisca! Inter, cosa cambi a fare?

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Inzaghi si unisce al coro di interisti che non manda giù il boccone amaro del 2-2 di Monza. Comprensibile quando in campo vieni danneggiato dall’arbitraggio. Comprensibile sì ma non a tal punto da farne una questione per nascondere sotto il tappeto tutti gli altri problemi. Perché il principale problema dell’Inter oggi non è l’AIA intesa come madre dei fischietti nazionali ed è bene rendersene conto subito, visto che il calendario non permette distrazioni

VAR…GOGNA SOLO MEDIATICA – Chi pensava di vivere un calcio senza polemiche arbitrali grazie all’introduzione del VAR non aveva fatto i conti con l’Italia. L’Italia, dove il VAR non è amico bensì nemico dell’arbitro. Il peggior nemico. Se il VAR tende la mano al fischietto, è un problema personale. E se non può tenderla, è un problema normativo. Tecnicamente è più facile sbagliare che fare la scelta giusta. In Monza-Inter si assiste al più banale degli errori arbitrali, di cui il VAR diventa inconsapevolmente colpisce. Danno e beffa. Furto con scasso. Qualsiasi titolo che vada a criticare la prestazione arbitrale non risolverà un problema che è alla base di un regolamento volutamente fallato: il VAR non può risolvere i problemi arbitrali se è considerato il problema numero uno per chi arbitra. In campo non si nota fiducia cieca nel mezzo tecnologico. Fuori dal campo, invece, il nervosismo e le polemiche si sprecano. Ecco perché oggi l’arbitro Juan Luca Sacchi della sezione di Macerata è protagonista del post-partita, essendo finito nella bufera. Arriverà un (lungo?) stop e poi tornerà ad arbitrare. In Serie A, ovvio. Con il finto aiuto del VAR, sia chiaro. Ciò che succede fuori dal campo, però, non deve interessare poi molto all’Inter, che è vittima dei suoi stessi errori. In campio e fuori. E si torna, quindi, alla gestione della partita da parte di Simone Inzaghi (vedi analisi tattica di Monza-Inter). E alle scelte in sede di calciomercato. Perché la vergogna non è solo arbitrale quando non si vince. E la gogna mediatica non fa saltare teste né restituisce punti in classifica. È tempo di guardare anche in casa propria.

Monza-Inter non vinta da Inzaghi o per Sacchi?

I CAMBI INZAGHIANI – Partiamo sempre dal presupposto che la partita sia stata falsata da un errore arbitrale gravissimo, che andava corretto durante la partita e non nelle moviole televisive post-partita. Ciò permette di giustificare lo sfogo di Inzaghi ai microfoni. La sua Inter non torna da Monza con tre punti perché viene annullato ingiustamente l’1-3 firmato da Francesco Acerbi a 15′ dalla fine, recupero compreso. Vero. Vero… a metà. Perché il gol del 2-2 non viene segnato dall’arbitro Sacchi. Lo subisce l’Inter. Anzi, se lo auto-confeziona l’Inter e Denzel Dumfries ci mette addirittura la sua firma. I tre punti sarebbero arrivati anche chiudendo la partita sull’1-2. Soffrendo fino all’ultimo minuto sì ma senza subire il gol del pareggio. Ed è su questo che Inzaghi dovrebbe riflettere e trovare una soluzione. La sua Inter, oggi, non ha contromisure. Regge finché regge, poi crolla. Subisce senza riuscire a offrire un’altra versione di sé. Le cinque sostituzioni sono le stesse sia che ci siano infortunati sia che non ci siano. Possono cambiare i nomi (soprattutto se già ammoniti…) ma non le idee. Le motivazioni sono le stesse in ogni partita, anche se ogni partita è diversa dall’altra. Inzaghi cambia in base a ciò che ha già deciso a tavolino. Escono due esterni (stanchi), entrano due esterni (freschi). Caratteristiche? Diverse, opposte. Utilizzo? Identico, quindi opposto. Lo stesso vale per le mezzali e per le punte. Per non parlare della difesa o della regia in mezzo al campo, già senza backup, figuriamoci in caso di doppio forfait. Inzaghi cambia senza poter cambiare (nulla). Allora all’Inter cosa cambia a fare?

I diversi significati della parola AIA

MAI DIRE AIA – Il calcio è fatto di episodi. Episodi a favore, episodi a sfavore. Finché non c’è un chiaro errore arbitrale – come quello di Sacchi a Monza – si può e si deve sempre agire per portare l’acqua al proprio mulino. Il mulino dell’Inter – che da anni non è bianco, anche se qualcuno vorrebbe vendercelo come tale – è rimasto senza acqua ormai da tempo. E quando rimane senza acqua a Monza, l’allenatore deve prendere in mano la situazione. Il 3-5-2 iniziale non può differire dal 3-5-2 finale solo per cinque nomi, che sono le cinque sostituzioni a disposizione. Il 3-5-2 iniziale, se smette di essere produttivo in campo, può e deve essere modificato in corso d’opera. Una grande squadra difende il risultato minimo fuori casa, in inferiorità numerica, contro una squadra ancora più forte e con(tro) un arbitro che sbaglia a suo svantaggio. L’Inter di Inzaghi non riesce nella “impresa” di congelare l’1-2 in quel di Monza. Questo è il punto. Anzi, i punti. Quelli persi. Lasciati a Monza in pieno recupero. Oggi si parla giustamente dell’arbitro Sacchi e del VAR. Si parla dell’AIA, che dovrà adesso dovrà agire per fingere di risolvere il problema Monza-Inter punendo uno dei suoi fischietti. Ma ad agire non deve essere solo la Associazione Italiana Arbitri. «AIA» è l’esclamazione di tutti i tifosi nerazzurri quando qualcosa va in modo storto. E può essere anche l’acronimo che ufficializza la fine di tutti gli alibi sulla panchina interista prima che sia davvero troppo tardi: Adesso Inzaghi Agisca!

Le nuove priorità dell’Inter di Inzaghi post-Monza

OCCHIO AL CALENDARIO – Non è un ultimatum ma deve essere un avviso. Un avviso di obiettivi e stile più che di argomentazioni e dichiarazioni. Il tempo delle polemiche e delle scuse è finito. Per tenersi stretta la panchina dell’Inter è necessario recuperare lucidità tecnico-tattica e soprattutto caratteriale-motivazionale. Il primo trofeo stagionale in palio è in arrivo (la Supercoppa Italiana contro il Milan, ndr). Si tratta del primo crocevia del 2023 interista. Inzaghi lo sa. E non è il caso di ripetere il canovaccio usato con l’episodio da moviola con protagonisti Alexis Sanchez e Olivier Giroud circa undici mesi fa per provare a “giustificare” lo Scudetto perso (a Bologna…). A prescindere dall’arbitraggio e dalla prestazione del 18 gennaio a Riyad, non portare a casa il trofeo sarebbe una delusione. Quindi un fallimento. E gli interisti non vogliono urlare «AIA» né prendersela di nuovo con l’arbitro dopo una sconfitta immeritata, piuttosto vogliono tornare a festeggiare. Perché se è vero che chi vince festeggia e chi perde spiega, è anche vero che continuare a spiegare non è da Inter pur avendo qualche ragione dalla propria: più che spiegare, bisogna cambiare. Cambiare mentalità subito e renderla nuovamente vincente, anche se l’arbitro – sbagliando – si impegna a complicare i piani. AIA, Inter… AIA!

Pubblicato da
Andrea Turano

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