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Joao Mario torna all’Inter per ripartire: obiettivo e piano plusvalenza

Joao Mario non resterà all’Inter. Questo lo sa sia il portoghese sia la società nerazzurra, che non ha intenzione di “ripresentarlo” a Conte dopo l’esperienza russa. Marotta prepara la strategia di uscita per soddisfare tutte le parti coinvolte. A partire dal bilancio societario

CESSIONE SFUMATA – A volte ritornano. Anche se non per rimanere. Anzi, stavolta proprio per (ri)partire definitivamente. Il contratto che lega Joao Mario all’Inter scadrà il 30 giugno 2022. Il mancato riscatto – fissato a 18 milioni di euro prima della crisi economica causata dal Coronavirus – da parte della Lokomotiv Mosca complica le strategie nerazzurre sul mercato. La regola del “cedere prima di acquistare” vale sempre. Soprattutto quando si tratta di esuberi fuori progetto che gravano decisamente sulle casse societarie. Il caso di Joao Mario è emblematico. Oltre all’ingaggio pari a circa 5 milioni di euro lordi, il grande problema è legato al costo residuo iscritto a bilancio. L’Inter deve ancora ammortizzare gli ultimi anni sull’investimento fatto per il centrocampista portoghese nell’estate 2016. Un ammortamento biennale che, considerando questo come l’ultimo anno di Joao Mario all’Inter, obbliga Beppe Marotta a cederlo per una cifra non inferiore a 13.5 milioni. Non pochissimo. Una cifra scontata rispetto ai 18 previsti, magari arrotondabili a 14-15, ma pur sempre in linea con l’estate degli sconti post-Coronavirus. L’Inter è disposta a rinunciare a questo 20% pur di liberarsi subito del cartellino del classe ’93 scuola Sporting Clube de Portugal.

OBIETTIVO PLUSVALENZA – Il centrocampista portoghese non rientra nei piani di Antonio Conte. Proprio in nessuno di essi. Impossibile la convivenza oggi, sebbene vada considerata una risorsa aggiuntiva in un reparto da tempo dimezzato per gli infortuni. L’entourage di Joao Mario è già al lavoro per trovare una nuova collocazione, ma l’ultima parola spetta all’Inter, comunque fiduciosa di ricavare quella cifra. Vietato fare minusvalenza. Piuttosto si trova un’altra formula, che non preveda il prolungamento del contratto per spalmare l’investimento su un’altra stagione, abbassando l’ammortamento annuale. La soluzione estrema potrebbe essere un altro prestito – ma oneroso – con obbligo di riscatto condizionato fissato a cifre addirittura più basse. In questo modo si posticiperebbe la plusvalenza di un’altra stagione (l’ultima disponibile). Ad esempio, prestito di 2 milioni con ingaggio pagato dal club acquirente (risparmio di 5 milioni) e riscatto fissato a 8. La plusvalenza minima sarebbe garantita e il bilancio soddisfatto. Marotta è già al lavoro per riuscirci.

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