Amarcord

Mourinho: “Ibrahimovic via? L’Inter trasformò paura in obiettivo. Siena…”

Nel corso della lunga intervista a DAZN (qui e qui le prime due parti), José Mourinho ha parlato con Diletta Leotta di vari passaggi legati ai suoi due anni all’Inter. Un paio di questi riguardano la scelta di andare via di Zlatan Ibrahimovic, trasferitosi al Barcellona nel 2009, e la partita di Siena del 16 maggio 2010.

CESSIONE DECISIVAJosé Mourinho racconta come fu superata la cessione di Zlatan Ibrahimovic: «In quel momento lì nello spogliatoio abbiamo ricevuto la notizia che lui andava via. Ibra, che è un ragazzo fantastico però con l’autostima grande anche lui, ha detto lì: “Io devo andare via, perché devo vincere la Champions League“. In quel momento lì mi è uscito spontaneo: “Magari non sei tu che vinci, magari vinciamo noi”. Io penso che la squadra ha cambiato la paura, fra virgolette, di perdere un fantastico giocare come Zlatan, però ha trasformato questa paura in un obiettivo per noi: “Magari possiamo farlo senza di lui”».

L’ACQUISTO CHIAVE – Mourinho ricorda come arrivò uno dei giocatori decisivi per portare l’Inter a vincere tutto nel 2010: «Io volevo Wesley Sneijder, però non era facile. Sneijder voleva rimanere al Real Madrid, che un giorno voleva venderlo però l’altro giorno non voleva. Con Marco Branca e Gabriele Oriali siamo sempre stati lì: no, no e no, dev’essere questo, poi abbiamo deciso di rischiare fino all’ultimo momento. Abbiamo messo la buona pressione a uno innamorato dell’Inter come il presidente (Massimo Moratti, ndr), che non era il presidente ma un tifoso, abbiamo messo la giusta pressione sul tavolo e dopo all’ultimo momento arriva Sneijder, che due giorni dopo giocava contro il Milan».

CITTÀ DEL TITOLO – Mourinho poi torna sulla gara contro il Siena, ultima di Serie A 2009-2010 con l’Inter che doveva vincere per essere campione: «Mi viene in mente, prima di tutto, una città fantastica. Mi piace, ogni volta che abbiamo giocato a Siena arrivavo all’albergo con la squadra e dopo cena mi mettevo il cappello, andavo fuori e mi facevo una passeggiata. Una città top, dopo mi ricordo il giorno per vincere un campionato più difficile della mia vita. Ho vinto otto campionati, quello lì è stato il peggiore di tutti: una settimana dopo c’era la finale di Champions League, andiamo lì e caldissimo. I giocatori troppo concentrati, dopo dieci minuti la Roma vince già col Chievo per 0-2: significa che noi dobbiamo vincere, facciamo 0-1 però dopo loro hanno un’opportunità enorme per fare l’1-1. Fino all’ultimo secondo giocando uno scudetto, io prima dicevo sempre: “Ah, mi piacerebbe vincere uno scudetto all’ultimo giorno che non l’ho mai vinto, ho vinto sempre lo scudetto facile”. In quel giorno lì ho deciso: “Per favore, nell’ultimo giorno e nell’ultimo giorno che stai giocando per lo scudetto no”».

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